Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/396

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libro decimoterzo 15

Misero! tra qual nuova, estrania gente
Sono io? Chi sa, se nequitosa, e cruda,245
O giusta in vece, ed ospitale, e pia?
Ove questa recar molta ricchezza,
Ove ire io stesso? Oh nella Scheria fosse
Rimasta, ed io giunto all’eccelsa casa
D’altro signor magnanimo, che accolto250
Dolcemente m’avesse, e rimandato
Securamente! Io dove porla, ignoro,
Nè lasciarla vo’ qui, che altri la involi.
Men che saggi eran dunque, e men che probi
De’ Feacesi i Condottieri, e i Capi,255
Che non alla serena Itaca, come
Dicean, ma in questa sconosciuta piaggia
Condur mi fero. Li punisca Giove
De’ supplici custode, a cui nessuno
Celasi, e che non lascia inulto un fallo.260
Queste ricchezze noveriam, veggiamo,
Se via non ne portò nulla la nave.
     Dette tai cose, i tripodi superbi
Contava, e l’urne, e l’oro e le tessute
Vesti leggiadre; e non falliagli nulla.265
Ma la sua patria sospirava, e molti
Lungo il lido del mar romoreggiante
Passi, e lamenti fea. Pallade allora,