Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/412

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libro decimoquarto 31

Con spesse pietre qua, o là cacciava.
Poi, rivolto al suo Re, Vecchio, gli disse,45
Poco fallì, non te n’andassi in pezzi,
E il biasmo in me ne ricadesse, quasi
Sciagure altre io non pata, io, che dolente
Siedo, e piango un signore ai Numi eguale,
E i pingui verri all’altrui gola allevo:50
Mentr’ei s’aggira per estranie terre
Famelico, e digiuno; ove ancor viva,
E gli splenda del Sole il dolce lume.
Ma tu sieguimi, o vecchio, ed al mio albergo
Vientene, acciò, come di cibo, e vino55
Sentirai sazio il natural talento,
La tua patria io conosca, e i mali tuoi.
     Ciò detto, gli entrò innanzi, e l’introdusse
Nel padiglione suo. Qui di fogliosi
Virgulti densi, sovra cui velloso60
Cuojo distese di selvaggia capra,
Gli feo, non so qual più, se letto, o seggio.
L’eroe gioía dell’accoglienza amica,
E così favellava: Ospite, Giove
Con tutti gli altri Dei compia i tuoi voti,65
E d’accoglienza tal largo ti paghi.
     E tu così gli rispondesti, Euméo:
Buon vecchio, a me non lice uno straniero,