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Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/419

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38 odissea

Le insidie andranno, e la sua destra Giove
Sul capo gli terrà. Ma tu gli affanni220
Tuoi stessi, o vecchio, e il tuo destin mi narra.
Chi sei tu? Donde sei? Dove i parenti?
Dove la tua città? Quai ti menaro
Nocchieri, e di qual guisa, e con qual nave?
Certo in Itaca il piè non ti condusse.225
     Tutto, rispose lo scaltrito Ulisse,
Schiettamente io dirò. Ma un anno intero,
Che, fuori uscito a sue faccende ogni altro,
Da noi si consumasse ad una lauta
Nel padiglione tuo mensa tranquilla,230
Per raccontar non basteria le pene,
Di cui tessermi ai Dei piacque la vita.
Patria m’è l’ampia Creta, e mi fu padre
Ricco uom, cui di legittima consorte
Molti nacquero in casa, e crebber figli.235
Me compra donna generò, nè m’ebbe
Men per ciò de’ fratelli il padre in conto,
L’Ilacide Castòr, di cui mi vanto
Sentirmi il sangue nelle vene, e a cui
Per fortuna, dovizia, e illustre prole240
Divin rendeasi dai Cretesi onore.
Sorpreso dalla Parca, e ad Aide spinto,
Tra sè partiro le sostanze i figli,