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Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/454

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libro decimoquinto 73

Io, che che piaccia lor, subito, e bene,
Eseguirò; poichè saper t’è d’uopo,395
Che per favor del messaggiero Ermete,
Da cui grazia, ed onore acquista ogni opra,
Tal son, che ne’ servigi, o il foco sparso
Raccor convenga, o le risecche legna
Fendere, o cuocer le tagliate carni,400
O il vin d’alto versare, uffici tutti,
Che i minori prestar sogliono ai grandi,
Me nessun vince su l’immensa terra.
     Sdegnato assai gli rispondesti, Euméo:
Ahi! qual pensier ti cadde, ospite, in capo?405
Brami perir, se raggirarti pensi
Tra i Proci, la cui folle oltracotanza
Sale del ciel sino alla ferrea volta.
Credi a te somigliare i lor donzelli?
Giovani in bella vestimenta, ed unti410
La chioma sempre, e la leggiadra faccia,
Ministrano ai superbi; e sempre carche
Delle carni, de’ pani, e de’ licori
Splendono agli occhi le polite mense.
Rimani: chè nè a me, nè de’ compagni415
Grave ad alcun la tua presenza torna.
Ma come giunto sia d’Ulisse il figlio,
Da lui tunica, e manto, e da lui scorta