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96 odissea

Che dentro gli occhi avea costantemente
Ritenuto sin qui, l’uscita aperse.220
Telemaco d’aver su gli occhi il padre
Credere ancor non sa. No, replicava,
Ulisse tu, tu il genitor non sei,
Ma per maggior mia pena un Dio m’inganna.
Tai cose oprar non vale uom da se stesso,225
Ed è mestier, che a suo talento il voglia
Ringiovanire, od invecchiarlo, un Nume.
Bianco i capei testè, turpe le vesti
Eri, ed ora un Celicola pareggi.
     Telemaco, riprese il saggio eroe,230
Poco per veritade a te s’addice,
Mentre possiedi il caro padre, solo
Maraviglia da lui trarre, e spavento:
Chè un altro Ulisse aspetteresti indarno.
Sì, quello io son, che dopo tanti affanni235
Durati, e tanti, nel vigesim’anno
La mia patria rividi. Opra fu questa
Della Tritonia bellicosa Diva,
Che qual più aggrada a lei, tale mi forma,
Ora un canuto mendicante, e quando240
Giovane con bei panni al corpo intorno:
Però che alzare un de’ mortali al cielo,
O negli abissi porlo, è lieve ai Numi.