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Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/485

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104 odissea

E quel, cui sceglie il fato, e che offre a lei
Più ricchi doni, la Regina impalmi.420
     Tutti ammutiro a cotai voci. Al fine
Sorse tra lor dell’Areziade Niso
La regia prole, Anfinomo, che, Duce
Di quei competitor, che dal ferace
Dulichio usciro, e di più sana mente425
Tra i rivali dotato, alla Regina
Men, che ogni altro, sgradia co’ detti suoi.
Amici, disse, troppo forte impresa
Struggere affatto un real germe. I Numi
Domandiamone in pria. Sarà di Giove430
Questo il voler? Vibrerò il colpo io stesso,
Non che gli altri animar; dov’ei decreti
Diversamente, io vi consiglio starvi.
Così d’Arezio il figlio, e non indarno.
S’alzaro, e rientrâr nell’ampia sala,435
E sovra i seggi nitidi posaro.
     Ma la casta Penelope, che udito
Avea per bocca del fedel Medonte
Il mortal rischio del figliuol, consiglio
Prese di comparire ai tracotanti440
Proci davante. La divina donna
Uscì dell’erma stanza; e con le ancelle
Sul limitar della Dedalea sala