Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/542

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libro decimottavo 161

Quindi, al rovesciator delle munite
Città converso, Forestier, soggiunse,445
Vorrestu a me servir, s’io ti pigliassi
Per assestar nel mio poder le siepi,
E gli alberi piantar? Buona mercede
Tu ne otterresti: cotidiano vitto,
E vestimenti al dosso, e ai piè calzari.450
Ma perchè sol fosti di vizj a scuola,
Anzi, che faticar, pitoccar vuoi,
Onde, se t’è possibile, sfamarti.
     Eurimaco, rispose il saggio Ulisse,
Se tra noi gara di lavor sorgesse455
A primavera, quando il giorno allunga,
E con adunche in man falci taglienti
Ci ritenesse un prato ambo digiuni
Sino alla notte, e non mancasse l’erba;
O fosser da guidare ad ambo dati460
Grandi, rossi, gagliardi, e d’erba sazj
Tauri d’etade, e di virtude uguali,
E date quattro da spezzar sul campo
Sode bobulce col pesante aratro:
Vedresti il mio vigor, vedresti, come465
Aprir saprei dritto, e profondo il solco!
Poni ancor, che il Saturnio un’aspra guerra
Da qualche parte ci volgesse addosso,