Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/556

Da Wikisource.

libro decimonono 175

Ora io nè declinar le odiate nozze
So, nè trovare altro compenso. A quelle195
M’esortano i parenti, e non comporta,
Che la sua casa gli si strugga, il figlio,
Che ormai tutto conosce, e al suo retaggio
Intender può, qual cui dà gloria Giove.
Ad ogni modo la tua patria dimmi,200
Dimmi la stirpe: d’una pietra certo
Tu non uscisti, o d’una quercia, come
Suona d’altri nel Mondo antica fama.
     O veneranda, le rispose Ulisse,
Donna del Laerziade, il mio lignaggio205
Saper vuoi dunque? Io te l’insegno. È vero,
Che augumento ne avran gli affanni miei,
Natural senso di chïunque visse
Misero pellegrin molt’anni e molti
Dalla patria lontan: ma tu non cessi210
D’interrogarmi, e satisfarti io voglio.
Bella, e feconda sovra il negro mare
Giace una terra, che s’appella Creta,
Dalle salse onde d’ogni parte attinta.
Gli abitanti v’abbondano, e novanta215
Contien cittadi, e la favella è mista:
Poichè vi son gli Achei, sonvi i natíi
Magnanimi Cretesi, ed i Cidonj,