Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/560

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libro decimonono 179

Donne, che l’addocchiâr, fu maraviglia.
Ma io non so, se in Itaca gli stessi295
Vestiti usasse, o alcun di quei, che seco
Partiro su la nave, o in lor magioni
Viaggiante l’accolsero, donati
Gli avesse a lui: chè ben voluto egli era,
E pochi l’agguagliaro in Grecia eroi.300
So, che una spada del più fino rame,
E un bel manto purpureo, e una talare
Vesta in dono io gli porsi, e all’impalcata
Nave il guidai di riverenza in segno.
Araldo, che d’età poco il vincea,305
L’accompagnava: alto di spalle, e grosso,
Dov’io rappresentarlo a te dovessi,
Nero la cute, ed i capelli crespo,
E chiamavasi Euribate. Fra tutti
I suoi compagni l’apprezzava Ulisse,310
Come più di pensieri a sè conforme.
     A queste voci maggior voglia in lei
Surse di pianto, conosciuti i segni,
Che sì chiari e distinti esporsi udiva.
Fermato il lagrimare, Ospite, disse,315
Di pietà mi sembrasti, e d’ora innanzi
Di grazia mi parrai degno, e d’onore.
Io stessa gli recai dalla secreta