Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/608

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libro vigesimoprimo 227

Giochi la palma riportar già vale.
     Surse, ciò detto, ed il purpureo manto145
Dagli omeri deposto, e il brando acuto,
Scavò, la prima cosa, un lungo fosso,
Le colonnette con gli anelli in cima
Piantovvi, a squadra dirizzolle, e intorno
La terra vi calcò. Stupiano i Proci,150
Vedendole piantare a lui sì bene,
Bench’egli a nessun pria viste le avesse.
Ciò fatto, delle porte andò alla soglia,
E, fermatovi il piè, l’arco tentava.
Tre fïate trar volle il nervo al petto,155
Tre dalla man gli scappò il nervo. Pure
Non disperava, che la quarta prova
Più felice non fosse. E già, la corda
Traendo al petto per la quarta volta,
Teso avria l’arco: ma il vietava Ulisse160
D’un cenno, e lui, che tutto ardea, frenava.
E Telemaco allor, Numi! soggiunse,
O debile io vivrò dunque, e dappoco
Tutto il mio tempo, o almen la poca etade
Forze da ributtar chi ad oltraggiarmi165
Si scagliasse primier, non dammi ancora.
Ma voi, che siete più gagliardi, l’arma
Tastate adunque, e si compisca il gioco.