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308 odissea

Cui domanda il verzier, certo non sei.
Arbor non v’ha, non fico, vite, oliva,320
Che l’abil mano del cultor non mostri,
Nè sfuggì all’occhio tuo di terra un palmo.
Altro, e non adirartene, io dirotti:
Nulla è negletto qui, fuorchè tu stesso.
Coverto di squallor veggioti, e avvolto325
In panni rei, non che dagli anni infranto.
Se mal ti tratta il tuo signor, per colpa
Della pigrizia tua non è ciò, penso:
Anzi tu nulla di servil nel corpo
Tieni, o nel volto, chi ti guarda fisso.330
Somigli ad un Re nato; ad uom somigli,
Che dopo il bagno, e la gioconda mensa
Mollemente dormir debba su i letti,
Com’è l’usanza de’ vegliardi. Or dimmi
Preciso, e netto chi tu servi, e a cui335
L’orto governi, e fa ch’io sappia in oltre,
Se questa è veramente Itaca, dove
Son giunto, qual testè colui narrommi,
Che in me scontrossi, uom di non molto senno,
Quando nè il tutto raccontar, nè volle340
Me udir, che il richiedea, se in qualche parte
D’Itaca un certo vive ospite mio,
O morto il chiude la magion di Dite.