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310 odissea

Questo nelle tue case ospite gramo,
Che, s’ei vivesse ancor, saria il mio figlio?370
Misero! in qualche parte, e dalla patria
Lungi, o fu in mar pasto de’ pesci, o in terra
De’ volatori preda, e delle fere:
Nè ricoperto la sua madre il pianse,
Nè il pianse il genitor; nè la dotata375
Di virtù, come d’òr, Penelopéa
Con lagrime onorò l’estinto sposo
Sopra funebre letto, e gli occhi prima
Non gli compose con mal ferma destra.
Ciò palesami ancor: chi sei tu? e donde?380
Dove a te la città? la madre? il padre?
A qual piaggia s’attiene il ratto legno,
Che te condusse, e i tuoi compagni illustri?
O passeggier venisti in nave altrui,
E, te sbarcato, i giovani partiro?385
     Tutto, riprese lo scaltrito eroe,
Narrerò acconciamente. Io figlio sono
Del Re Polipemonide Afidante,
In Alibante nacqui, ove ho un eccelso
Tetto, e mi chiamo Eperito. Me svolse390
Dalla Sicilia un Genio avverso, e a queste
Piagge sospinse; ed or vicino ai campi,
Lungi della città, stassi il mio legno.