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316 odissea

Festa feano ad Ulisse i suoi figliuoli,
E or l’un le mani gli afferrava, or l’altro.520
Indi sedean di sotto al caro padre
Conforme all’età loro. Ed in tal guisa
Della mensa era quivi ogni pensiero.
     La fama intanto il reo destin de’ Proci
Per tutta la città portava intorno.525
Tutti, sentite le funeste morti,
Chi di qua, chi di là, con urli, e pianti
Venian d’Ulisse al tetto, e i corpi vani
Fuor ne traeano, e li ponean sotterra.
Ma quei, cui diede altra isola il natale,530
Mettean su ratte pescherecce barche,
E ai lor tetti mandavanli. Ciò fatto,
Nel Foro s’adunâr dolenti, e in folla.
Come adunati fur, surse tra gli altri
Eupite, a cui per Antinóo sua prole,535
Che primo cadde della man d’Ulisse,
Stava nell’alma un indelebil duolo.
Questi arringò, piangendo amaramente:
Amici, qual costui strana fortuna
Agli Achei fabbricò! Molti, ed egregi,540
Ne addusse prima su le navi a Troja,
E le navi perdette, ed i compagni
Seppellì in mar: poi nella propria casa,