Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/708

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cane Argo, che ne muore di gioja. Entrato nella sala in forma di vecchio mendico, va intorno accattando; e Antinoo lo scaccia superbamente da sè, e uno sgabello gli lancia contro. Penelope gli fa saper per Euméo che desidera di parlargli. Risposta d’Ulisse

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Lib. XVIII. Combattimento tra Iro, ed Ulisse, che rimane al di sopra. Penelope si presenta ai Proci, e si lagna, che insultino gli ospiti, e che, aspirando alle nozze di lei, in vece di offerirle i doni secondo il costume, divorino le sue sostanze. Doni de' Proci a Penelope. Sopravvenuta la notte, Ulisse è insultato nuovamente, prima con parole dall'ancella Melanto, e poi da Eurimaco, che uno sgabello, come già fece Antinoo, lanciagli contro

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Lib. XIX. Partiti i Proci, trasportano Ulisse, e Telemaco l’armi nelle stanze superiori. Telemaco va coricarsi; e Penelope scende, per favellar con Ulisse, che solo è rimasto. Questi finge una storia, che la Regina ode con grande commozion d’animo. La nutrice Euricléa riconosce, lavandolo, Ulisse. Penelope gli narra un sogno, e gli palesa il cimento, che intende proporre ai Proci, come condizione delle nozze, alle quali non può oramai più sottrarsi.

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Lib. XX. Ulisse si sdraja nell’atrio, e osserva la disonestà dell’ancelle. Chiede a Giove qualche segno favorevole; ed è esaudito. Temerità di Melanto, e accoglienza amorevole di Filezio.