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to del sesto secolo, e dall’arcivescovo Agnello nel 560, quando passò al rito cattolico, ornata dei celebri mosaici con la processione delle Vergini e dei Martiri bianchi. Questa processione sul cielo d’oro è così pura e divina nella sua simmetria e nella sua monotonia che un lento ritmo di musica liturgica pare accompagni le Vergini sui gigli e le rose verso Gesù bambino e, di contro, i Martiri verso Gesù Redentore, dietro la porpora sanguigna di San Martino che li conduce.

Un miracolo salvò questa bellezza d’una gloria e d’uno splendore senza pari, rispettata e adorata in tutti i secoli, dagli esarchi bisantini e dai longobardi, dai tumulti dei guelfi e dei ghibellini, dal nefando saccheggio del 1512 e dagli stolti restauri settecenteschi e ottocenteschi. La bomba, invece