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Bice e Nora. Veniamo (il servo esce).

Nora. Fammi chiudere il canterano. Andiamo. Non bisogna far aspettar Monserrato.

Bice (quasi con dispiacere). Hai ragione. Proprio non se lo merita. È così buono.

Un anno dopo alle Corse alle Capannelle.

La Monserrato è tornata a passar la primavera a Roma; scende dalla tribuna verso il pesage appoggiandosi al braccio di un biondo colossale che s’inchina sorridendo galantemente verso la piccola compagna bruna vestita di bigio. Dal pesage esce Nora d’Orano sotto braccio a Giorgio Contri. Le due donne lasciano i loro cavalieri, si stringono con effusione le due mani, si salutano ad alta voce. Poi Nora susurra all’orecchio di Bice:

— E tuo marito?

— Aveva un appuntamento con un antiquario per comprare due monete d’oro dell’imperatore Galba.

— Sempre con Varés? Tutti dicono male di te, sai?

— Lasciali dire. A me, mi piace.

— Porta le camicie col collo attaccato?

— Ah lui sì!

— Come lo sai? (Bice diventa rossa)