Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 196 — |
signore romane tanto eleganti e al Teatro Nuovo era stata data una stagione teatrale con la Traviata, ella era divenuta sentimentale, assetata di amore come una gattina in gennaio; ma era troppo timida e istintivamente prudente per cadere, era troppo rosea e grassoccia e amava troppo i buoni cibi e la bella biancheria e gli abitucci nuovi per rischiare di perdere tutto con un peccato solo.
A casa sua non venivano che le mogli di avvocati e di ricchi campagnoli clienti del signor Tommaso; e rarissimamente i mariti le accompagnavano. Solo l’economo del Convitto che cinque anni prima era stato in cavalleria e conservava una certa eleganza e una certa arroganza soldatesca, veniva spesso con la moglie a far visita alla signora Giulietta; qualche volta anche era venuto solo per organizzare un festicciuola o per chiedere un piccolo contributo a qualche sottoscrizione per portare qualche gialla traduzione di romanzi francesi. Nè il signor Tommaso aveva osato interrompere quelle assiduità e perchè temeva di suggerire con qualche parola sospettosa il male alla sua moglie innocente e perchè i baffi rialzati dell’economo e le sue sopracciglia aggrottate e i suoi calzoni fermati sotto le scarpe da una staffa di pelle alla moda militare e la sua giacca attil-