Pagina:Ojetti - Le vie del peccato.djvu/277

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morosa ha risposto: «Eh sì, francamente, egli è più cattivo di te. Ma io voglio più bene a te, lo sai.» Io son partito e il dottore m’ha ordinato la doccia, l’elisir di china, l’arsenico, le uova e carne. L’astinenza, poi, era inutile che egli me l’ordinasse.


In marzo, alla primissima primavera, Bindo era tornato forte e allegro; e già stavamo per partire insieme per Firenze (che Roma ancora gli incuteva un sacro terrore), quando una mattina egli ricevette un telegramma che gli annunciava l’arrivo dei Varano di passaggio per Firenze.

— Già noi partiremo per Roma e lasceremo andare Firenze, – mi disse Bindo e tremava un poco.

— Ma pure bisogna riceverli, mostrar loro Spoleto, Trevi, il Clitunno, gli affreschi...

— Non ne capiscono niente. Io faccio telegrafare dal mio fattore che sono fuori, in viaggio, lontano, all’estero. Non voglio vederli.

— Hai paura?

— Si capisce. Ohè, ti rammenti in che stato ero ridotto a gennaio?

— Bene càlmati. Tu li vedrai, li riceverai. Devi mostrare a lei la tua salute riconquistata.