Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/161

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Che abbia proprio da finire così anche in Italia? In Russia sta finendo così. E ad ogni cittadino che muore, i governanti, vestiti chi da re chi da boja, debbono ragionare come il mio attore quella notte, con un bel sospiro di dolore e di soddisfazione. Torno a Nestore. Dopo la croce di cavaliere e dopo le grasce delle requisizioni, gli venne in mente di farmi nominare medico delle ferrovie. La verità è che io avevo fatto questa domanda da otto anni e non ci speravo più, e che tra i medici delle ferrovie ce n’è di più bestie di me. Nè si trattava di gran lavoro e di lauti guadagni: basta rilasciare ai ferrovieri malati o che si credono malati o che vogliono far credere d’essere malati, certificati longanimi; in compenso si ricevono poche centinaja di lire e, quel che più conta, un biglietto di libero percorso in un raggio di due e anche di trecento chilometri. Questo è il più certo vantaggio, specie con le tariffe d’oggi, materiale, e anche morale, perchè io sono modesto, per la mia natura e per il mio comodo, e mi piace in questo mondo di passare inosservato. Ora, in un vagone stipato come adesso s’usa, tirar fuori dalla tasca il cartoncino d’un biglietto a pagamento, peggio d’un biglietto a tariffa intera, è diventato un gesto tanto raro e spaccone che il meno che ti capita è d’essere preso per un arricchito di guerra. L’italiano medio, l’italiano corrente, il vero italiano viaggia gratis, modestamente. Avevo, ripeto, fatto questa domanda da otto