Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/215

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Come non ha il cappello? Lei si prende gioco di me. Ma è finita la guerra e i padroni non siete più voi altri. (Oltre che con quel tenente egli se la prendeva anche, in rapide interiezioni, con la madre del Redentore, ma è inutile qui trascrivere ciò che diceva di lei.) — No, signor deputato.... – cominciò il tenente. — Dica onorevole! — No, onorevole signor deputato, io non ho cappello. Io ho un berretto. L’altro rimase interdetto e tornò a scagliarsi contro l’invisibile Divinità. Ne approfittai per mettergli una mano sulla spalla e sussurrargli: — Noi la aspettiamo al caffè Guardabassi. Capii che m’era grato della diversione che gli offrivo. Infatti s’erano raccolte a quelle grida una ventina di persone, e cominciavano ad interloquire con poco rispetto per lui e a stringerglisi attorno troppo da vicino. L’onorevole Pazzotti ficcò un braccio sotto il mio e si diresse rapido verso un fiacchere. — Al Ministero degl’Interni, – dissi io al vetturino. Ma il cavallo s’era appena mosso che quelle venti o trenta persone cominciarono a fischiare. Fischi, fischi, fischi. Non avrei mai creduto che la piazza di Montecitorio fosse così risonante. Pareva che lo stesso obelisco si fosse tramutato in un gran fischio per l’insù. Eravamo in piazza Capranica e l’aria dietro a noi era ancóra lacerata dai sibili, tanto che da ogni parte passanti