Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/237

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latte addosso per provarti la bontà della merce. Dopo traeva súbito di tasca una pezzuola pulita e asciugava egli stesso il seno della sua protetta, e se la rivestiva alla lesta continuandone l’elogio, chè in quei momenti sapeva anche essere loquace. Aveva imparato molti termini, diremo, tecnici sulla composizione e l’età del latte, sulla forma e le parti e i malanni delle mammelle, intercalandoli a consigli che pronunciava con sicumera, sul modo migliore di cibare e di trattare le nutrici, tra il rispetto degli ansiosi clienti e il soddisfatto orgoglio della donna ammaliziata. Si diceva che dopo la guerra ne avesse collocate anche a mille lire il mese. Dai suoi tanti viaggi a Roma aveva tratto una frase: – Questa donna, credano a me, è come la lupa che allattava due gemelli e rideva. – Le balie se le cercava magari nove mesi prima chè conosceva giù per tutta la piana e su per tutti i colli le vicende delle zitelle e delle maritate, e la sua propaganda e le sue offerte le cominciava per tempo quando nemmeno la donna era sicura della sua maternità. Si diceva anzi che qualcuna a questa prima maternità si fosse avviata per le sollecitazioni di Matteo, con la speranza di farsi da balia un gruzzolo di dote e assicurarsi così un marito ragionevole. Dicerie o verità, Matteo era ormai un uomo autorevole; e Margherita era orgogliosa d’aver un siffatto fratello al suo fianco. Ora quella mattina io ero appena giunto col biroccino sull’aja e lanciavo le redini a Margherita quando questa m’annunciò che da due ore