Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/61

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Risparmio dove di sera non cápita nemmeno la luna tanto la piazza è angusta. Quando Giacinta ebbe abbastanza lacrimato e sospirato sulla mia croce svanita e io, non sapendo da dove riappiccare il discorso, ebbi dato fuoco a tre fiammiferi per accendere la pipa che ardeva già come un forno, Nestore si voltò verso noi e sillabò rispettoso: — Non vorrei che il prefetto credesse che tu rifiuti per fare piacere a me. — Questo poi no. — È gente che va sempre al peggio. Bádaci. La sera, a letto, Giacinta, reprimendo gli ultimi singulti, volle spiegarmi l’opera di Nestore in quella faccenda: — Nei giorni antecedenti alle elezioni politiche, un delegato chiese di avere un colloquio coi dirigenti della Camera del Lavoro per le solite raccomandazioni d’ordine. Gli fu accordato, di sera. C’era Nestore perchè è della commissione direttiva e vi rappresenta per delegazione il Sindacato dei lavoratori trasporti. Finirono a parlare affabilmente del più e del meno, e Nestore annunciò fin d’allora al delegato che anche molti borghesi avrebbero votato la lista socialista. Il delegato gli obbiettò che almeno tu non l’avresti votata. Nestore ribattè che certo tu non l’avresti votata, ma che l’autorità non si meritava la tua fedeltà dato che in tanti anni non era stata capace nemmeno di farti cavaliere. Nestore assicura d’averlo detto ridendo. L’altro jeri il delegato lo trovò mentre usciva dalla