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BROEK. 349

affogatoio d’estate. Mi fece vedere gli arnesi coi quali faceva la pulizia. C’era da farne una bottega: scope, scopette, spazzolini da denti, strofinacci, raschiatoi, rastrellini, scovoli, frugoni, pelli, mazzetti di piume, acqua-forte, bianco di Spagna pei vetri, rosso di Venezia per le posate, polvere di carbone per i rami, smeriglio per i ferri, mattone inglese per i pavimenti, e persino stecchini per cavar le pagliuzze microscopiche dalle commessure dei mattoni.

Mi diede notizie curiosissime intorno al furore di pulizia per cui il villaggio di Broek è famoso in Olanda. Non è lungo tempo che all’entrata del villaggio si leggeva un’iscrizione concepita in questi termini: — Prima o dopo il tramonto del sole nessuno può fumare nel villaggio di Broek, se non con una pipa munita di coperchio (perchè non si spanda la cenere), e quando si attraversa il villaggio con un cavallo, è probito di stare in sella, e bisogna condurlo a piedi. Era pure proibito di attraversare il villaggio in carrozza, o con pecore o vacche, o qualunque altro animale che potesse insudiciare le strade; e benchè non sussista più questa proibizione, i carri e gli animali girano ancora intorno a Broek, per effetto dell’usanza antica. Dinanzi a tutte le case c’erano, e se ne vede ancora qualcuna, delle sputacchiere di pietra, nelle quali sputavano i fumatori dalle finestre. L’uso di stare in casa coi piedi scalzi è ancora in pieno vigore, così che dinanzi a tutte le porte si vedono scarpe, stivaletti e zoccoli ammonticchiati. È una fiaba quello