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della solitudine e della pace. A poco a poco, la noia, il ridicolo di cui furon fatti segno le loro case ed essi stessi, l’importunità dei viaggiatori, il desiderio di luoghi più ameni, snidò da Broek quasi tutte le famiglie ricche, e le poche rimaste, cessando la gara che aveva prodotte tante fanciullesche meraviglie, non pensarono più a crearne delle nuove, e lasciarono perdere o sparire le vecchie. Ora Broek ha circa un migliaio d’abitanti, dei quali la maggior parte fanno formaggi, e gli altri son bottegai, fattori e artefici che vivon di rendita.

Malgrado che sia decaduto, Broek è ancora visitato da quasi tutti gli stranieri che vanno in Olanda. In una stanza della casa che ho descritta, v’è un enorme libro che contiene parecchie migliaia di biglietti di visita e di firme manoscritte di gente d’ogni paese. Io l’ho scorso tutto. Il maggior numero di visitatori sono inglesi e americani; il minimo italiani, e questi quasi tutti nobili delle Provincie meridionali. Fra i molti nomi illustri vidi quello di Victor Hugo, di Walter Scott, del Gambetta e del commediografo Emilio Augier. Fra i ricordi, v’è un calcafogli che l’Imperatore e l’Imperatrice di Russia regalarono a un cittadino di Broek in segno di gratitudine per l’ospitalità ch’egli concesse nel 1864 al granduca Nicola di Alexandrovitch.

A proposito di visitatori illustri, anche l’Imperatore Alessandro di Russia e Napoleone il Grande furono a Broek. La tradizione locale dice che così l’uno che l’altro avendo voluto vedere l’interno d’una