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ALKMAAR. 383

che canterellavano, coppie d’amanti che si parlavano nell'orecchio; tutti brilli e festosi; e tutti passando davanti a me, così solo e accigliato, mi lanciavano un’occhiata di stupore e di pietà. Ero dunque alla berlina! m’avevano forse condotto là con quel disegno! Prima lo sospettai, poi mi parve di non poterne più dubitare, mi si accese il sangue, mi si strinse il cuore, afferrai la valigia per tornare all’albergo e vendicarmi a qualunque rischio... In quel momento vidi comparire una diligenza e mi balenò un raggio di speranza. La diligenza si fermò davanti al portone, un ragazzo ritto sul montatoio mi fece un cenno, accorsi, domandai ansiosamente: — Alla stazione della strada ferrata? — Oui, monsieur, — mi rispose francamente, — pour partir pour Helder — Ah! che il buon Dio ti benedica, ragazzo dell’anima mia! — gli gridai saltando dentro e mettendogli un fiorino in mano; — Tu mi hai ridato la vita! — La diligenza mi condusse alla stazione e pochi minuti dopo partii per Helder.

Chi non ha viaggiato, riderà di quest’avventura, e dirà che è un’esagerazione o una favola; ma chi per poco abbia esperienza di viaggi, si ricorderà di essersi trovato più d’una volta in simili impicci, di aver provato gli stessi sentimenti, d’aver perduto la bussola nello stesso modo, e d’aver forse raccontato l’avventura colle stesse parole.

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