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244 ODISSEA

Súbito allora allargai piedi e mani per sopra cadervi,
e su le grandi travi con alto rimbombo piombai.
440Poi, seduto che fui, distesi le palme al remeggio;
né dei Celesti e degli uomini il padre permise che Scilla
mi distinguesse: se no, non potevo sfuggire alla morte.
     Qui nove giorni errai. La decima notte, i Celesti
me nell’isola Ogigia sospinsero, dove Calipso
445abita, Diva possente canora dai riccioli belli,
che mi dilesse e curò. Ma che cosa ti vado io narrando?
L’avete udito già narrare da me nella reggia,
tu con la saggia tua sposa; né tedio maggiore io conosco
che di ripetere punto per punto le cose già dette.