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XXXVIII PREFAZIONE

lente. E cosí è calda l’acqua del mare nell’insenatura tra la spiaggia del Lucrino e la punta dell’Epitaffio, proprio sotto le stufe di Nerone, dove i vapori e le acque calde giungono fino a 93. E tra 50 e 93 oscillano le fumarole e le polle d’acqua, che sgorgano nella conca d’Agnano, dove erano già ricercate dagli antichi Romani. E l’acqua quasi bolle nel fondo del cratere della Solfatara, mentre le fumarole delle sue pareti giungono fino a 130 centigradi. Alle acque calde ed al vapore di acqua scottante si aggiungono altri gas, che provengono dal profondo seno della terra. Anzitutto l’anidride carbonica, che è resa tanto nota dalla Grotta del Cane».

Risaliamo ora con la fantasia a diecine e diecine di secoli, e immaginiamo queste contrade in pieno periodo eruttivo; e vedremo un paese che agli occhi dei primi navigagatori poté realmente sembrare infernale.

E che effettivamente si trovasse ancora in tali condizioni in tempi storici, a memoria d’uomo, è confermato da una quantità di antiche leggende, che certo non derivano dall’Odissea.

Strabone, per esempio, ricorda la tradizione di tempi remotissimi, quando il sopracciglio dell’occhio, ossia l’orlo del cratère, era tutto nascosto da una selvaggia eccelsa foresta inaccessibile. Paurose leggende la circondavano. E si narrava che gli uccelli che volavano sul lago cadevano asfissiati per le esalazioni. E il luogo era creduto infernale, e nessuno vi si avvicinava senza aver prima implorato e offerto sacrifizî ai Numi d’Averno. E vi sgorgava una fonte, evitata da tutti, perché credevano fosse l’acqua di Stige.

Eforo poi (in Strabone, V, 244) dice che qui abitavano