Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) I.djvu/9

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X PREFAZIONE

preparazione dei primi canti, il racconto procede senza inciampi, e le avventure d’Itaca sono, senza soluzione, il séguito delle avventure per le terre e i mari del mistero.

E d’altra parte, perché noi sappiamo che cosa attende l’eroe in patria, noi seguiamo con passione addoppiata tutti i suoi errori e i suoi viaggi, trepidiamo quando il capriccio dei venti lo avvicina e lo allontana dalla patria; e quando, seduto al timone, con la vela tesa, egli rimane immobile per lunga vicenda di giorni e di notti, tendendo lo sguardo verso il punto dell’orizzonte dove apparirà la terra agognata, noi vediamo seduta accanto a lui, avviluppata nel lungo peplo sanguigno, la Dea della vendetta.

Questo piano cosí efficace, è dovuto a riflessione, o non è piuttosto frutto di intuizione? La risposta non è possibile; ma neppure è necessaria. Certo, tanta logicità di costruzione non può essere opera del caso, né può risultare da giustapposizione, sia pur giudiziosa, di parti eterogenee. Essa rivela l’opera d’una mente unica. Ed è prova, e preziosa prova, della sua unità essenziale.

Certo, rimane innegabile il fatto che le parti dove entra in scena Ulisse, e massime quelle che descrivono i viaggi, sono piú colorite, piú poetiche, infinitamente piú interessanti delle altre. Ma c’è da stupirne? E non avviene cosí in tutti i romanzi scritti da che mondo è mondo? L’interesse dell’autore è naturalmente rivolto verso l’eroe piú che altrove; e dove l’eroe appare, quivi la fantasia del poeta si anima, quivi comincia il misterioso giuoco dell’ispirazione. E si aggiunga che le scene di viaggi derivano un proprio interesse dalla stessa materia, dall’avventura, che piú d’ogni altra attrasse ed attrarrà sempre l’interesse degli uomini.