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192 ODISSEA

260le lance aguzze. Ulisse colpí Demoptólemo a morte:
Telemaco Erïadne: die’ morte ad Elàto il porcaro;
ed il pastor guardiano di bovi, spacciava Pisandro.
Tutti piombaron, cosí colpiti, con spasimo lungo
mordendo il suolo: i Proci si trassero in fondo a la sala,
265corsero gli altri, estrasser dai corpi caduti le lance.
     Ecco, di nuovo i Proci lanciaron le acute zagaglie,
pieni d’ardire; ma il piú dei colpi fece írriti Atena.
Colpiva uno un pilastro sostegno dell’alta magione:
l’altro le solide imposte dell’uscio; ed un terzo confisse
270nella parete la punta di bronzo del frassino lungo.
Anfimedonte però Telemaco giunse alla mano,
nel carpo lo scalfí, strappandogli un brano di pelle.
E Ctesippo ad Euméo, sovresso lo scudo, la spalla
segnò d’un graffio; ma oltre volando, al suol cadde la lancia.
275Quindi i compagni d’Ulisse, l’accorto dal savio consiglio,
verso la turba dei Proci lanciaron le acute zagaglie:
Euridamante piombò sotto il colpo d’Ulisse guerriero:
Anfimedonte per man di Telemaco: a Pòlibo diede
morte il porcaro; e il pastore, di bovi custode, trafitto
280Ctesippo a mezzo il petto, parole superbe gli volse:
«Di Politerse figliuolo mordace, non dar sempre ascolto
all’umor tuo pazzesco, né sempre gonfiarti la bocca:
lascia parlar, ché la sanno piú lunga di te, gl’Immortali.
Abbi tal dono ospitale, in cambio del piede di bove
285che tu, quand’ei pitocco qui giunse, donasti ad Ulisse».
     Disse il pastore custode dei lucidi bovi; ed Ulisse
di lancia a fronte a fronte, colpí di Demàstore il figlio;
quindi a Leòcrito figlio d’Evènore immerse la lancia
Telemaco in un fianco, uscire la fece dall’altro;