Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) II.djvu/240

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CANTO XXIV 237

530E verso la città, fuggendo, cercarono scampo.
Quivi il tenace Ulisse, levando un altissimo grido,
s’avventò, l’incalzò, come aquila a volo dal cielo.
Ma scagliò allora una fumida folgore il figlio di Crono,
che cadde innanzi a sua figlia, la Diva dall’occhio azzurrino.
535E disse allor la Diva dall’occhio azzurrino ad Ulisse:
«O figlio di Laerte, divino scaltrissimo Ulisse,
frénati, e della guerra pon fine alla rissa funesta,
ché Giove, onniveggente di Crono figliuol, non s’adiri».
     Disse Atena. Ubbidí col gaudio nell’anima Ulisse.
540E quindi strinse accordi giurati fra entrambe le parti
Pallade Atena, la figlia di Giove che l’egida scuote,
che avea la voce assunta di Mèntore, e tutto l’aspetto.