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AD APOLLO PIZIO |
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Questa gradevole terra raccolti non dà, non ha prati,
che ricavare ciò se ne possa che occorre alla vita».
E a loro Apollo, figlio di Giove, ridendo rispose:
«Uomini stolti, pieni d’angosce, che sempre miserie,
sempre affannose cure fingete nel cuore, ed angustie,
una parola vi voglio dir chiara, e figgetela in mente.
Stringa ciascuno di voi nella destra la spada affilata,
e pensi ad immolare le vittime: grande abbondanza
sempre ce ne sarà, da quanti verranno a recarle.
Il tempio custodite, le turbe di genti accogliete,
che qui s’aduneranno, curate i miei sacri festini.
Se poi folli parole, folli opere qui prevarranno,
se regnerà tracotanza, come usa fra gli uomini tutti,
allora altri padroni vi comanderanno, mortali,
e sotto il loro giogo dovrete chinarvi per sempre.
Il tutto ho detto; e quello che ho detto, conservalo in cuore».
E a te cosí, figliuolo di Giove e Latona, salute:
io mi ricorderò d’esaltarti in un canto novello.