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AD ERMETE 55


Dopo altri luoghi non specificati, eccolo in Èlide, sui rivi d’Alfeo, dove, giunto all’alba, si ferma tutto un giorno e tutta una notte. E la mattina dopo1 lo troviamo di nuovo in Arcadia, sul monte Cillene, nella caverna della sua mamma.

Tornato così nella spelonca, Ermete si rifugia e rincantucciola nella sua cuna. La madre lo scopre, e lo rampogna aspramente; ma egli non si sgomenta, e dichiara che in qualunque modo vuol farsi strada, e ottenere per sé e per la sua genitrice i riguardi che meritano.

Apollo alla ricerca dei buoi. Apollo muove dalla Pieria, e si mette a cercare i buoi rubatigli. Giunge anch’esso ad Onchesto, e chiede notizie al bifolco; ma ne riceve una risposta evasiva. Da Onchesto, si reca a Pilo su l’Alfeo (vedi v. 397); e di lí, giunge anch’egli al monte Cillene.

Contesa fra Apollo ed Ermete. Apollo entra nella caverna, ghermisce il bambolo, e, ad onta delle sue proteste, lo trascina alla presenza di Giove. Dopo una scenetta semicomica, il Dio, padre di tutti e due, li fa riconciliare, e impone che vadano insieme alla ricerca dei buoi.

Nuova contesa di Apollo e di Ermete. I due Numi vanno d’amore e d’accordo sino a Pilo, nella spelonca dove Ermete ha nascosti i buoi. Ma poi, d’un tratto, troviamo un verso (402) che dice:

Cosí disse; e le mani gli strinse di vincoli saldi.


  1. Qui espungo il verso 95, che designa Selene come «la figlia di Pallante, figliuolo del re Megamede». Non riesce chiaro come abbia potuto intrudersi nel testo; ma quanto alla intrusione non mi sembra che possano cader dubbii.