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4 INNI OMERICI

È bensí vero, e conviene rilevarlo, che, accanto alle divergenze, è facile ravvisare negl’Inni talune analogie. Alcune formali, come, per esempio, quella, certo di poco rilievo, della chiusa, e la disposizione della materia come in tante grandi lasse. Altre sostanziali, come la predilezione per i lunghi elenchi geografici (vedi le singole introduzioni); o per certi brani caratteristici, che presentano una certa aria di famiglia, quali la pittura, nell’Inno ad Apollo Delio, delle fanciulle mime, o quella delle Trie e della vita e morte delle Ninfe, negli Inni ad Ermete e ad Afrodite; o per le leggende relative alla nascita e all’infanzia di Numi o d’eroi (Apollo, Ermete, Pan, Celeo): onde una bella vena di poesia dell’infanzia, non troppo comune nella letteratura greca.

Se non che, tutte queste analogie possono derivare, o da limiti e direttive segnate a questo genere dalla tradizione, oppure da reciproche dipendenze artistiche, le cui tracce si possono tuttavia sicuramente ravvisare. E la ipotesi piú probabile sarà ancora quella di Ottofredo Müller, che essi appartengano ai secoli trascorsi fra l’epoca d’Omero e le Guerre persiane.

Ma qui si deve arrestare lo scetticismo critico. È certo che parecchi luoghi degl’Inni sembrerebbero accennare ad una età anche piú bassa, e ad una minore serietà d’arte; ma sono sempre, quasi sicuramente, interpolati. Ed espunti che siano, il complesso degl’Inni ne risulta, pur sempre, egregia opera d’arte.

E su questo punto conviene specialmente insistere.

Una delle piú nefaste conseguenze della ipercritica razionale in genere, e della critica omerica in ispecie,