Pagina:Opere (Chiabrera).djvu/128

Da Wikisource.

del chiabrera 115

     Che distrugge i pensier miei:
     Invan parlo, invano io guardo,
     Gelo ed ardo,
     30Che allor viva io non direi.

XVI

FILIRIO A LEUCIPPE

Che ella sia leale nella sua lontananza.

Bench’io lungi talora
     Da te faccia dimora,
     Fin d’ogni mio desiro,
     Leucippe, io pur ti miro:
     5Ma tu, lasso, qualora
     Teco non fo dimora,
     Leucippe, ove raggiri
     Lo sguardo? e chi rimiri?
     Ah se novello ardore
     10D’alcun ben finto amore
     Lusinga i pensier tuoi
     Co’ finti modi suoi,
     In questa dipartita,
     Ah trista la mia vita!
     15Per gli occhi tuoi lucenti,
     Leucippe, onde m’avventi
     Fiamme per ogni vena,
     Per la fronte serena,
     Per le chiome dorate.
     20Per le labbra rosate,
     Leucippe, mio conforto,
     Vita del mio cor morto,
     Pace de’ miei martiri,
     Deh fa, che altrui non miri!
     25Siati fermo in petto
     Ciò che detto e ridetto
     Hai fïate infinite,
     Che tu vuoi scolorite
     Le tue guance di rose,
     30E che tu vuoi rugose
     Le nevi del tuo seno,
     E del guardo sereno
     Vuoi nubilosi i rai,
     Se altrui rimirerai.
     35Bella per cui ridendo,
     Bella per cui piangendo,
     Di me medesmo privo,
     Non so, se io moro, o vivo:
     Volgi nella memoria
     40Il bel fior della gloria,
     Ch’ebbe Penelopea.
     Vent’anni ella tessea
     Le celebrate tele,
     Mentre le vaghe vele
     45Tenner per l’Oceáno
     Il suo Fedel lontano.
     Quante lusinghe, quanti
     Preghi d’accesi amanti
     Ebbe in quel tempo a scherno!
     50Degna di pregio eterno
     Nell’amoroso regno;,
     Vide l’accorto ingegno,
     Che a ragion si disprezza
     Volubile bellezza;
     55Ma io nè venti mesi
     Da te partendo presi
     Termine al mio ritorno;
     Il quinto, o il sesto giorno
     Non condurrà l’Aurora,
     60Che condurrammi ancora,
     Leucippe, a te vicino:
     Or mentre fan cammino
     L’ore fugaci e lievi,
     In questi indugi brevi
     65Non ascoltar preghiera,
     Nè voce lusinghiera:
     E se amoroso core
     Sovra corde canore
     D’insidïosa lira
     70Si querela e sospira
     Per la stagione oscura,
     E con arte procura
     Di dirti i suoi martiri,
     Deh fa, che tu nol miri!

XVII

Agli occhi di Bella Donna.

Chi può mirarvi,
     E non lodarvi,
     Fonti del mio martiro?
     Spiegano al Sol le piume,
     5Tal mille amori,
     Begli occhi chiari,
     A me più cari,
     Che gli occhi, onde io vi miro.
Qual per l’estate
     10Api dorate
     Vaghi d’ardori,
     Volano al vostro lume:
Ed altri gira,
     Altri rigira,
     15La luce peregrina;
     Questi il bel guardo,
     Ond’io tutto ardo,
     Solleva, e quei l’inchina.
Vive faville
     20Dalle pupille
     Vibra lo scherzo, e ’l gioco:
     Nè mai diviso
     Mirasi il riso
     Dal vostro dolce foco.
25Quanti Diletti
     Venere eletti
     S’ha mai per sua famiglia,
     Tutti d’intorno
     Stan notte e giorno
     30A così care giglia.

XVIII

Piange la lontananza.

Deh perchè a me non torna?
     Chi il tiene? Ed ove sta?
     Quel viso, che s’adorna
     Del fior d’ogni beltà?