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del chiabrera 117

XXII

Sdegno di B. D. sotto l’allegoria del mare.

Di quel mar la bella calma,
     Miser’alma,
     Che discior ti fe’ da riva,
     Tornerà, non ti diss’io,
     5Ma sì rio,
     Che indi uscir non saprai viva?
Ecco nembi oscuri, e venti,
     Tuoni ardenti
     Contra te sorgono insieme;
     10Rotte son antenne e sarte,
     Vinta è l’arte
     Dentro il mar, che orribil freme.
Quale schermo, quale avanza
     Più speranza?
     15Ed in chi fondarla omai?
     Voi, che scampo dar potete,
     Nascondete,
     Stelle inique, i vostri rai.
Su si sfoghi ogni disdegno
     20In quel Legno,
     Che fidossi all’altrui fede;
     Lo travolga, lo disperga,
     Lo sommerga
     L’empio mar, lo si deprede.
25Per poc’aura di ciel puro
     Fu sicuro
     Di piegar le vele in porto;
     Or che il vince atra procella,
     Chiami quella
     30Aura infida a suo conforto.

XXIII

Vaneggia.

Vaghi rai di ciglia ardenti,
     Più lucenti,
     Che del Sol non sono i rai;
     Vinti alfin dalla pietate,
     5Mi mirate,
     Vaghi rai, che tanto amai.
Mi mirate, raggi ardenti,
     Più lucenti,
     Che del Sol non sono i rai;
     10E dal cor traete fuore
     Il dolore,
     E l’angoscia de’ miei guai.
Vaghi raggi, or che ’l vedete,
     Che scorgete
     15Nel profondo del mio seno?
     Ivi sol per voi si vede
     Pura fede,
     Pura fiamma, ond’egli è pieno.
Già tra pianti, tra sospiri,
     20Tra martíri
     L’arder mio tanto affermai;
     E voi pur lasciaste al vento
     Ogni accento,
     Vaghi rai, che tanto amai.
25Ora è vano ogni martíro,
     Se io sospiro,
     Il seren vostro turbate;
     L’arder mio non pur credete,
     Ma ’l vedete
     30Vinti al fin dalla pietate.
O per me gioconda luce,
     Che m’adduce
     Del mio cor la pace intera;
     Sia tranquilla in suo cammino
     35Sul mattino,
     Sia tranquilla in sulla sera.
Infra i dì sereni e belli
     Ei s’appelli
     Il più bel di ciascun mese:
     40Ogni musa a dargli vanto
     Di bel canto,
     Ad ognor gli sia cortese.
E voi priego, raggi ardenti,
     Più lucenti,
     45Che del Sol non sono i rai:
     Di più foco, ov’ei ritorni,
     Siate adorni,
     Vaghi rai, che tanto amai.

XXI

AD IELLA

Invito a ricrearsi.

Ecco la luce,
     Che a noi riduce
     La stagion de’ diletti;
     Maggio sen viene,
     5Ed ha ripiene
     L’ali di bei fioretti.
Ei dianzi vinse,
     E risospinse
     Da queste piagge il verno;
     10Or da cortese
     Del suo bel mese
     Ad Amore il governo.
Quinci amorose
     Di gigli e rose
     15Van dispogliando il prato,
     E ghirlandette
     Le Verginette
     Fanno al bel crin dorato.
E dove asconde
     20Lungo bell’onde
     Ombra più folta il Sole,
     Ivi tra canti,
     Con cari amanti,
     Menano lor carole.
25Bella Iella
     Per chiara stella
     Agli occhi miei concessa;
     Bella che avanzi,
     Allor che danzi,
     30Le glorie di te stessa.
Con esse a prova
     Fa che tu mova
     I piè leggiadri e snelli;
     I tuoi piè d’oro,
     35Che poco onoro,
     Benchè d’oro gli appelli.