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del chiabrera 127

     E tra rose e tra vïole
     Fece udir queste parole:
25A che, giovine diletto,
     Consumarti in terra déi?
     Altro bene, altro diletto
     Goderai ne’ regni miei;
     Nè gioir ti verrà meno,
     30Bene accolto in questo seno.
Così detto ell’ebbe appena,
     Che lo sguardo vivo ardente,
     Come il ciel quando balena,
     Lampeggiò soavemente,
     35E mostrò le fiamme ascose,
     A cui Cefalo rispose:
Almo fior d’alma bellezza
     Qui tra noi non vista mai,
     Sì per te poco s’apprezza,
     40Che un mortal degno ne fai?
     Non oso io tanto gioire:
     E gran risco in grande ardire.
Per tal modo ha per vil gioco
     I carissimi diletti;
     45Ma d’Amor non cessa il foco
     Per conforto di bei detti:
     Quinci l’Alba che languisce,
     il bel giovine rapisce.
D’aure pure un aureo nembo
     50Spande candida d’intorno,
     E con Cefalo nel grembo
     Va volando al suo soggiorno,
     Va contenta, va felice
     Amorosa rapitrice.
55Amarillide, rimira
     Quale esempio non ti piega,
     La bell’Alba arde e sospira
     Fer Amor, lusinga e prega.
     lo con atti umili ardenti
     60Vo’ pregarti, e nol consenti.

LI

Loda Amarilli.

Amarillide amorosa,
     Nuovo laccio del mio core,
     Da stranier soave cosa
     Già senti cantar d’Amore;
     Ma d’Amor che si può dire
     Non soave da sentire?
Già su verde fresca erbetta,
     Che fioriva al primo Aprile,
     Una vaga verginetta
     S’adornava il crin gentile,
     E di gir prendea diletto
     Lungo un dolce ruscelletto.
Ella tutta si avvolgea
     D’ermisini cremisini,
     Ed un cinto la stringea
     Sol tra perle e tra’ rubini,
     Che facea palese all’occhio
     Dal bel piè sino al ginocchio.
Il bel piede oro vestiva,
     E bianchissimo velluto,
     Ma la gamba ricopriva
     Con fin ostro oro intessuto,
     E bel velo era sul crine,
     Scherzo all’aure mattutine.
All’orecchie due cerchietti
     D’ogni odor più fin ripieni,
     Commettean due zaffiretti,
     Come ciel puro, sereni,
     E la gola era arricchita
     Di più d’una margherita.
La sua fronte era più tersa
     D’ogni luce cristallina,
     E la guancia cera cospersa
     Pur di rosa mattutina,
     E la mano era lucente,
     Come avorio d’Orïente.
     Al vibrar de’ crin lucenti
Via più ch’ôr sul manto adorno,
     Tutti i venti riverenti
     Sospiravano d’intorno;
     Ma di tutti il più gelato
     Ne rimase innamorato.
Ciò fu Borea impetuoso:
     Ei novel servo d’Amore,
     Dentro il sen freddo e nevoso
     Adunò cotanto ardore,
     Che costretto dal martirel
     Seco stesso prese a dire:
Su nel ciel la bella Aurora
     Invaghisce il buon Titone,
     E Proserpina innamora
     Negli abissi il gran Plutone.
     Tanta fe’ con esso loro
     Parte Amor di suo tesoro.
Ma se mia tu divenissi
     Di vantarmi avrei cagione
     Più nel cielo e negli abissi,
     Che Titone e che Plutone:
     Così detto, egli sen vola,
     E la Vergine n’invola.
Or non so quel ch’io mi creda
     Della favola amorosa,
     Che se i venti fesser preda
     Di beltà meravigliosa,
     Già la tua ne sarìa stata,
     Amarillide, predata.

LII

A JOLE

Volgi, Jole,
     I tuoi bei lumi,
     Sicchè al bel Sole
     Io mi consumi,
     5Che allor gioisco,
     Che incenerisco
     A’ tuoi bei rai,
     Che tanto amai.
Distruggi dura,
     10Col tuo splendore,
     La nebbia oscura
     Del mio dolore:
     Che fai? non odi?
     O forse godi,
     15Che i miei lamenti
     Vadano ai venti?