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224 poesie

Ma se rigor non fortemente acerbo
Stringe per l’aria il vaporoso umore,
Neve diviene, che dispersa e lieve
180In falde candidissime discende.
In così fatto giel fiammeggia Amore,
Là dove Teti la Liguria bagna,
Che ivi ogni bella col fedel contende
A spessi colpi di compressa neve;
185E tra’ risi dolcissimi, e tra’ sguardi
Insidioso Amor la mira prende,
E nel mezzo dei petti avventa i dardi,
Scherzo gentil; ma via maggior diletto
S’ha dalla neve, ove in prigion si serba
190A far ne’ caldi mesi amabil verno.
E chi non gioirà, quando egli bea
In gelido cristallo il buon Falerno?
E sotto il Sirio la verace ambrosia,
Che sull’Arno real detta è Verdea?
195Fia che altri chieda omai, perché la nube
Varia si tinge, a cui darò risposta
Per cotal guisa: se vapor si leva
Umido e denso sì, che il Sol possente
Non sia co’ raggi a penetrarvi dentro,
200La nube è negra; e se vapor sottile
A’ bei raggi d’Apollo si dispiega,
Ella biancheggia; e se disponsi a piova,
E si risolve, il fiammeggiar di Febo
Fa sì, che a’ nostri sguardi ella verdeggia;
205Ma se percosso dall’etereo lume
Si solleva vapor di varie tempre,
Apparir come d’ostro ha per costume:
Quinci d’intorno alla notturna lampa
Fassi corona; e quinci alcuna volta
210Il Sole in aria un altro Sole stampa;
E quindi avvien che il popolo rimiri
L’Arco, ch’ei suole nominar Baleno:
Ma fra le Muse in sull’Aonie rive
Chiamasi figlia di Taumante, ed Iri,
215Pompa del cielo, e d’ogni cor terreno
Saldo conforto in rimembrare in segno,
Che il mondo mai sotto piovosi abissi
Non perirà per lo divin disdegno:
Che per altro pensando a nostre colpe,
220A’ nostri falli tanto gravi, e tanti,
Paventarne ogni dì fora ben degno.
E dove corse mai l’antica etade,
Che in male oprar noi non passiamo avanti?
Quali raffrena il core empj desiri?
225E dove ardita non si pon la mano?
Non si disprezza ognor l’etereo regno,
E sottosopra non si pon l’umano?
O fortunato e ben sicuro il mondo
Da rio flagel, se nella bella Flora,
230Per sè stesso emendar, fissasse il guardo:
Qui l’alto nome del gran Dio s’adora,
La gente s’ama, e al suo Signor s’inchina,
Ed egli a noi bear non è mai tardo:
Egli dall’alma regïon divina
235In saldo seggio ha richiamato Astrea;
Sicchè sotto i suoi scettri acerbo orgoglio
Non minaccia d’oltraggio umil fortuna;
Ne mai la bionda Cerere sofferse
Rimirar di sue spiche alma digiuna.
240Santissimo Battista, onde s’asperse
Della bell’acqua il Redentore, eccelsa
Reina delle stelle, a cui s’accende
Mai sempre odor di venerati incensi,
Udite i nostri prieghi, e conservate
245Il regio stame della nobil vita,
A cui la vita di cotanti attiensi.

VIII

DELLE STELLE

AL PRINCIPE D. CARLO MEDICI

CARDINALE.

     Carlo, che non sdegnando il bel Parnaso
A me ti fai benignamente appoggio,
E mi scorgi su lui con man cortese,
Mira per te come trasvolo, e come
5Varco le nubi, e delle stelle accese
Quante ne suol mostrar notte serena,
Noto gli alberghi, e ne racconto il nome;
Non t’incresca l’udir: cosa terrena
A’ tuoi sacri pensier nulla conviensi;
10E dell’Ostro immortal sparso le chiome
Siedi sul Vatican, dove altri volge
Dell’alto ciel la sacrosanta Chiave:
Di lui per tanto, e de’ suoi varj lumi
Oggi alquanto ascoltar non ti sia grave.
15Allor che l’alto incomprensibil Dio
Col suo volere onnipotente, eterno,
Creava l’universo, ei si rivolse
Sul quarto giorno alle già fatte Stelle,
E le cosparse di gran lume, e loro
20Fece di più bei lampi il volto adorno:
Nè s’appagò, che cielo ampio e sublime
Avesse tanti lumi in suo governo,
Traendo lor con sua rattezza intorno
D’Orïente mai sempre in Occidente
25Sovra i poli del mondo, anzi diè legge,
Che contra quel cammin le fiamme erranti
Fossero in giro volte, e seco insieme
Si volgessero gli astri scintillanti:
Quinci coll’almo ciglio, onde ei corregge
30La gran milizia de’ creati spirti
Nell’alto a sè chiamolli, ed essi intenti
Coglieano il suon degl’immortali accenti;
Ed ei diceva: Abitator celesti,
Quando a me stesso piacque, io mossi ad opra
35D’infinita possanza, e posi in stato
I bassi campi, e questi eterei regni,
Perchè di mia bontate, e di mia gloria
Segni fossero altrui ben manifesti:
Ma questi lumi infino a qui son degni
40Stati d’un solo corso, e vanno appresso
Dell’altissimo Cielo al movimento;
Ed ora io vo’ fermar, che lor concesso
Sia nella stessa via sentier diverso
Sotto altra scorta, onde a’ mortali in terra
45Spargasi più conforto, e si comparta
Al fin perfetta forma all’universo.
Dunque del valor vostro omai sian cura
Lor movimenti, e sì temprate i giri
Di queste eccelse, belle e nobil sfere:
50Che fallo ne’ lor corsi unqua non miri:
Sì fatta cura seminar piacere
Vi dee nell’alma, e farvi il cor giocondo,
Perchè sono io che ve l’impongo, e poi