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252 POESIE

D’ostro contesta, e di gran gemme aspersa
Sovra ricco tesor d’eburnea sede
50Stava pensoso, e nubiloso il guardo,
E con la manca sosteneva il mento,
Sovra essa alquanto ripiegando il tergo:
Quando il buon germe del canuto Isai
Al suo cospetto alteramente apparve,
55Vermiglio ambe le gote, e biondo il crine,
E tutto ardito in sul fiorir degli anni;
Ne prima scorge il suo Signor, che il capo
Inchina umile, e le ginocchia ei piega,
Poi riverente il favellar discioglie,
60Così dicendo: Or non perturbi il petto,
O sommo re, fra le tue squadre alcuno:
Io tuo fedele accetterò l’invito,
E pugnerò col Filisteo Gigante.
A cui rispose d’Israele il Rege:
65Mal fornito d’etate e di possanza,
Non durerai contra si fier nemico.
A questi detti sfavillò dal guardo
Nobile ardire il buon figlio d’Isai,
Indi soggiunse: il tuo fedel sovente
70Pascea ne’ campi le paterne greggie,
Ed or venia leone, or veniva orso,
E delle torme depredava il fiore,
Ed io metteva a seguitargli l’ali,
E percotendo il lor furor, traeva
75Da’ denti ingordi il depredato armento:
Volgeansi incontro me l’orribil fere,
Io lor prendendo con le mani il mento
Le soffocava, e le stendeva ancise;
Cosi tuo servo orsi e leoni estinsi;
80Ed or sarà il gigante a lor sembiante,
Chè anciderollo. D’Israele il Dio,
Che vincitor mi fe’ dell’empie belve,
Farà, che io vinca il Filisteo non meno.
Così diceva alteramente umile
85Del suo Signore alla real possanza:
Ed ei rispose al giovinetto: or movi;
Dio sia con teco. Indi recar commise
Arme di gemme, e di grande or lucenti,
E di tempra possenti: elmo fiammante
90Di ricchi lampi, luminoso usbergo
Tutto cosperso di diamanti, e spada
Gemmata, aurata, insuperabil ferro
Di lavoro ammirabile e superbo:
Ma come ricoperto il capo, e’l busto
95Fu di metallo il buon David, e cinto
Del brando altiero, ei contrastar sentissi
L’almo vigor delle leggiadre membra:
Qual se mai di Partenope ne’ regni
Indomito destrier vien che si elegga
100A tirar carro di real donzella,
Il buon maestro ora gli avvolge al collo,
Per lui domar, morbido cuojo e lana,
Indi le lunghe cinghia, indi gli appende
Nojoso carco di volubil rota:
105Ed egli usato a disfidare in corso
L’aure volanti, ed innalzar disciolto
Il più veloce, da’ novelli arnesi
Tutto occupato a sè medesmo incresce;
Tale in quelle armi disusate spiacque
110A se medesmo il buon David, e disse:
Non posso, no, per questa guisa in campo
Uscire a guerra: indi sgravò la fronte,
E tutto il busto de’pomposi acciari;
Ma prese in quella vece il suo vincastro,
115E cinque selci di torrente ei scelse
Lucide e monde, e le si pose in tasca,
Che siccome pastore al fianco avea,
E prese fionda: e così fatto i passi
Ei mosse contra il Filisteo memico.
120Qual giovine sparvier, se rende il giorno
Buon cacciatore alle fasciate ciglia,
Volge superbo gli occhi franchi, e scuote
Le sparse piume, e sovra il piè s’innalza,
E travagliando al suo Signore il pugno,
125Mostra, ch’è nato a nobil volo, e sembra
Tutti voler cercar dell’aria i campi;
Tal ripien di vigore era a mirarsi
Per la campagna il buon figliuol d’Isai:
E d’altra parte minaccioso i passi
130Contra movea lo sfidator Geteo.
Grande elmo in testa, grande usbergo indosso,
Gran spada al fianco, e gran metal guerniva
Ambe le gambe, e sul terribil tergo
Grande acciar risuonava, e grande scudo,
135E con immensa man tronco reggea
Dismisurato. A rimirarsi orrore
Era in quelle armi, l’ammirabil mostro;
E l’aureo Sol che dall’eteree piagge
Spandendo lampi, percotea quei ferri,
140Ne facea sfavillar l’aria d’intorno,
Raddoppiando ne’ cuori alto spavento.
Qual nel grembo all’Egeo nave percossa
Da procelloso fulmine raccoglie
Ne’ fianchi antichi la celeste fiamma,
145Indi nudrendo per la negra pece
I gravi incendi, se ne va l’ardore
Imperioso alle velate antenne
In un momento, e per le gabbie eccelse,
Onde da lunge il pescatore ammira
150L’alta sembianza delle vampe Etnee.
Tal fiammeggiava il Filisteo Gigante
Sotto le piastre de’ ferrati arnesi:
E fattosi da presso ebbe in dispregio
Del buon David la giovenil virtute,
155Onde ridendo egli diceva: Or forse
Ho sembianza di can, che tu ne vieni
Col tuo vincastro? indi salito in ira
Gridando ei minacciò: Fa che t’appressi,
Sicchè io disperga le tue carni pasto
160Alle fere dell’aria e della terra.
A cui rispose il buon figliuol d’Isai:
Tu nella spada, e tu nell’asta hai speme,
Tu nello scudo, io mia speranza ho posta
Nel Signor degli eserciti, che regge.
165Onnipotente d’Israel le squadre,
Cui tu dispregi; e Dio porratti in forza
Della mia mano, e troncherotti il capo,
E donerò de’ Filistei le membra
Alle fere dell’aria, e della terra,
170Acciò comprenda l’Universo, come
L’eterno Dio con Israel soggiorna.
Qui d’atro fiele il fier Gigante accese
Alto disdegno, ed affrettava i passi
A calpestarne il giovinetto, ed egli
175Di durissima selce empie la fionda,
E sovra il capo la si gira intorno
Ben tre fiate; indi fermato in terra
Il piè sinistro, ei lo sospinge innanzi,
E quando intento la percossa ei scioglie,