Deve uomo por la mano allora quando
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Si son provati vani:
Hai tu fatto sapere a Gelopea,
Che tu la sposerai?
Ber. Glielo feci sapere
Ben mille, e mille volte.
Uran. E per bocca di cui?
Ch’è di grave momento in questi casi,
Ascoltar le parole
Da chi le sappia sporre.
Ber. Per bocca d’Atalanta
La sua cognata; io da principio tenni
Modo di guadagnarla,
E con prieghi, e con doni:
Ed ella poi con lei s’è faticala
In tutte le maniere
Di piegarla vêr me; le mise avanti
La mia ricca fortuna,
Le sponeva miei prieghi
Le narrava i tormenti, ch’io pativa,
Ma sue fatiche furo sempre indarno
Prese per mio soccorso.
Uran. Non disperar Berillo:
Sappi che ’l tempo ha seco gran possanza
Nelle cose del mondo;
Odi; quanta coltura,
E quanta diligenza adoperasse
Qualunque montanaro
Acciò d’aprile il gran si maturasse,
Tutta sarebbe vana;
E poi senza fatica,
Per sè stesso di gingno si matura:
Così voglio che speri
Che ’l cor di Gelopea,
Che fino a questo giorno è stato acerbo
Incontra il buono studio d’Atlanta
Con un poco di tempo
Lascierà per sè stesso
Affatto ogni acerbezza.
Ber. Uranio io non lo spero
Ne si deve sperare a mio parere;
Perciò che Gelopea
Non m’ama perchè veggia
In me cosa niuna, che le spiaccia:
Ma più tosto confessa,
Che molto degno son d’esser amato:
E ch’ella m’amerebbe,
Se l’amor di Filebo non l’avesse
Tutta quanta occupata;
Or si come è possibile, che s’empia
Un vaso già ripieno,
Così mi par possibile ch’amore
Entri per me nel petto di costei
Già tutto quanto preso
Dell’amore d’altrui.
Uran. Or si come volendo empiere un vaso,
Che già fosse ripieno,
Converrebbe votarlo, similmente
A noi convien di trarle foor del petto,
Questo amor di Filebo.
Ber. Or trova tu maestro,
Che tolga il Sol dal cielo.
Amico non ti dissi,
Che per le pene mie non è speranza
Torle dal cor Filebo?
Uran. Berillo il tempo insegna
Par con esperienza alcune cose,
Che’l consiglio dell’uomo
Per sè non troverebbe:
Io mi son ritrovato con questi occhi
A vedere ammorzare
Un non minore amore:
E con quell’arte stessa io son securo
Di raffreddar costoro.
Dimmi se’ tu securo, ch’Atalanta
Sia per adoperarsi fedelmente
Ad ogni tua richiesta?
Ber. Ben securo, securo,
Uran. Or’odi un poco. Io vo’ che seminiamo
Cotanta gelosia
Nel petto d’ambedue,
Che nel loco d’amor agevolmente d
Sia per succeder l’odio.
Ber. E ciò come farassi?
Uran. Farassi in questo modo:
Io voglio ch’Atalanta con bell’arte
Ragioni a Gelopea, come Filebo
Pien dell’amor d’un altra pastorella
Ha questa notte posto
Ordine di trovarsi insieme seco:
E che poi le discorra,
Com’è possibil cosa, che Filebo
Finga d’amarla per averia a moglie,
Essendo ella si ricca,
Ma che veracemente egli non l’ama,
Poscia ch’ama e procura
Le dolcezze d’un’altra:
Non dubitar, che al suon di queste voci
Non sorga gelosia.
Ber. Io lo vo creder certo.
Uran. Odi pur: d’altra parte io terrò modo
Ch’a Filebo si dica,
Come pur questa notte Gelopca
Ha fermato d’ascosa ritrovarsi
Con un suo caro amante,
Credi tu che’l suo petto
Sarà senza veneno?
Da si fatti sospetti nasceranno
Infra loro querele:
Dalle querele sdegni, e passo passo
Per questo modo anderà rallentando
Il loro amore, e noi staremo attenti;
E quando sentiremo Gelopea
Alquanto raffreddarsi,
Allora con più studio,
Allor con più preghiere assaliremo
L’animo conturbato.
Berillo è questa l’arte
Di vincere una donna:
Donna non si governa con consiglio;
Suoi movimenti sono impetuosi
Ora t’odia, or t’adora.
Ber. Ma noi qual fingeremo esser il loco,
Dove mentitamente
Deono ritrovarsi?
Uran. Quanto è più solitario
Tanto parrà per forti
Commessi per amore.
Ber. E così certamente.
Uran. Dunque vado pensando,
Che ’l fenile d’Alfeo