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del chiabrera | 25 |
40Mosse più nobil penna
Il primo Alfonso invitto,
Quando l’udì tanto tonar Ravenna,
E nel crudel conflitto
Dal magnanimo cor sciolse parola,
45Ch’oggi sì dolce per l’Italia vola.
Melpomene canora,
Vestì belle ale agli omeri di neve.
E giù per l’aria leve
Batti veloce a i Ravegnani liti;
50Ivi la riva infiora,
Ed ergi ivi d’allor cerchio frondoso,
Che in trapassar pensoso
Del grand’Estense il peregrin l’additi.
Ma quai cerchj fioriti,
55O quai frondosi allori,
Pregio saran non poco
Per coronar ne i più feroci ardori
La destra alta di foco,
Che star costrinse mansueti a segno
60Valorosi guerrieri entro il suo regno?
Saggio il Re, che ’n fra i vivi
Il bel sentier della virtute imprime;
Via più se dalle cime
Chiama di Pindo ad eternarsi i cigni.
65Re degli Esperii rivi
Armò d’ambe quest’áncore sua nave
Il tuo signor nel grave
Egeo mortal fra gli Aquilon maligni;
Altrove atri e sanguigni
70Mandò tuoi corsi; altrove
I patrii campi asperse
Di tronche membra, e di rie morti nove;
In pace, orribil’erse
Macchine al Ciel d’inespugnabil mura
75Dedalo altier fe’ la città sicura.
A’ suoi tesor non parco,
Con saldissimo piè corse la via.
Di real cortesia
Onorando l’altissimo Poeta;
80Ed ei le corde e l’arco
Trattò così, come trattar suol spesso
Il biondo Apollo istesso:
Che nobil Musa al guiderdon vien lieta.
Allor stiè l’aria cheta,
85E girò cheta l’onda,
E nulla unqua rispose
Giocosa voce, che spelonca asconda,
E sulle piagge erbose
Stetter le fere, e per udir vicini
90Dagli alti monti si calaro i pini.
Però ch’ei fea d’intorno
Udir, siccome l’animosa lancia
Fu di Ruggiero in Francia
Colonna spesso all’Africano ardire:
95E quando il lume adorno
In fronte femminil d’occhi guerrieri
Accesi i suoi pensieri
Di fortunato, e di fatal desire:
E quando incendio d’ire
100In stretto loco il cinse
La ’ve sotto Acheronte
La corona de’ Tartari sospinse:
E quando il ferro in fronte
Alto tre volte all’orgoglioso immerse,
105E tutto Algier di tetro orror cosperse.
Così d’alto ei commise
All’auree corde della cetra aurata
L’alma stirpe beata,
Stirpe eletta dal Cielo, al Ciel diletta;
110E con mirabil guise,
Pur d’atto eccelsa dimostrolla appieno,
Non qual fiume terreno,
Che sgorga rivo, indi maggior s’affretta,
Or tu, di cui saetta
115Su da i monti celesti
La destra onnipotente,
Guarda, Dio, guarda da’ rei casi infesti,
Guarda l’inclita gente;
E tua pietate eternamente estenda
120Il sangue, onde l’Esperia aurea risplenda.
XXXIII
A CARLO EMMANUELE
DUCA DI SAVOIA
Che cessò di guerreggiare contro il Monferrato.
Se per addietro in coraggiosa impresa
La tua destra real d’asta lucente
Vista non fosse armarsi,
Oggi cessar dalla mortal contesa,
5Ove prendi a sfidar nobile gente,
Forse potria biasmarsi;
Quasi in sul cominciarsi il pentimento
Pur di fievole cor fosse argomento.
Ma se tuo nome fra guerrier, non senza
10Invidia, vola, e ad ognor s’ammira,
Un tal sospetto è vano;
E certo, ch’infra l’Alpi, e su Dorenza
Altri della tua spada ancor sospira;
E di Piemonte il piano
15Di tuo vero valor tanto ragiona,
Che ti riserba Marte aurea corona.
Ma se tuo cor magnanimo non prezza,
Salvo udir trombe, dispiegar stendardi,
E squadronar falange,
20Prendi teco a mirar l’alta vaghezza
Del Macedone fier, che i piè gagliardi
Seppe fermar sul Gange;
Ei per almo fiorir d’altere glorie
In ampia regïon cercò vittorie.
25Per qual cagion la bella lancia arresti?
Ah che Calliope, ah che Talía non sanno
Di Monferrato il nome;
Nè sul basso terren, ch’oggi calpesti,
Côrre d’alloro un ramoscel potranno
30Per ornarti le chiome.
Carlo, ove vai, senza le Muse amate?
Il taciuto valor quasi è viltate.
Rivolgi il guardo all’Africane rive,
Gente vedrai, che la tua destra chiama
35All’ultimo soccorso,
Nè men ti chiaman le riviere Argive;
Vuoi tu co’ Cristïan, cercando fama,
Affaticarti in corso?
Lingua non l’osi dir; certo io nol credo;
40Anzi vuoi tu giostrar col buon Goffredo.
Oh se da tua bontà suo scampo impetra,
Sicchè Sionne innanzi il collo oppresso
Da’ barbarici scempi,