Pagina:Opere (Chiabrera).djvu/42

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del chiabrera 29

E se d’eretiche armi empieo le mani
     20Immensa moltitudine guerrera,
     Trasse anco al mar vittorïosa Lera
     L’audaci membra, e gl’impeti Germani;
     E spose, e genitrici
     Bramaro in van le ceneri infelici.
25Quai non venían dell’onorata guerra
     Al gran Trïonfator grazie dovute?
     Ma somma incomparabile virtute
     Del merto suo non ha mercede in terra;
     E trabocca sovente
     30Sotto perfido inganno alma innocente.
Or dell’opra durissima, funesta
     Negli Annali del Ciel duri memoria;
     Tu contra gli empj all’inclita vittoria,
     Carlo, novello Gedëon t’appresta
     35Fulminator dell’asta,
     Che gli abissi implacabile contrasta.
Tu certo il corso tuo prendesti appena
     Ver la Regina della nobil Senna,
     Che cospersa di giel tremò Ghienna,
     40E d’alto orror s’impallidì Turena,
     E fra il duol, che l’afflisse
     Batteo la guancia il gran nemico, e disse:
Mal per l’altero Scettro, ond’io geloso
     D’una invitta virtù fei strazio acerbo,
     45Questo leone indomito superbo
     Schernì l’assalto, ch’io gli mossi ascoso,
     Ecco che orribil ira
     Per entro il sangue a gran vendetta il tira.
Sol per onta di me s’ordì l’inganno,
     50Che di mia gente ogni memoria oscura;
     Non mai, non mai le Parigine mura
     Non mai contenti gli occhi miei vedranno;
     Nulla riman di speme,
     Gito è lo scettro, e la salute insieme.

XLI

PER LO MEDESIMO.

Poichè le membra de’ Giganti immense
     Nella Titania guerra
     Arse e fumanti a terra
     Giacquer trofeo delle saette accense,
     5Apollo Arcier sulle Castalie cime
     Cinto d’allor se ne volò sublime;
E con la cetra, onde ne’ sensi interni
     Tanti sparge diletti,
     In modi alti ed eletti
     10Disse il valor de i fulmini paterni,
     Indi alle Muse, che danzando fisse
     In lui tenean le belle luci, ei disse:
Io per queste di Pindo aure serene
     Canto di Giove i tuoni;
     15Voi sì temprate i suoni,
     Ch’illustriate d’onor l’armi terrene,
     E ne’ rischi di Marte aspri e crudeli
     Non senza voi cor valoroso aneli.
Al così dir Parnaso alto risuona:
     20Ma dal suo dire accese
     Sull’onorate imprese
     Furo a cantar le Ninfe d’Elicona;
     Ne mai di Pindo in cima apparver mute
     Grande nel mondo a celebrar virtute,
25Or, bella Euterpe, infra le man soavi
     Stanca musica lira,
     E te cantando ammira,
     Carlo, spron de’ Nipoti, onor degli Avi,
     Per l’empia gente alto terror non manco,
     30Che alpe nevosa al peregrin già stanco.
Alma, da’ chiusi porti esce giocondo,
     Ma per ampio Oceáno
     Nocchier stanca la mano,
     Battendo il seno di Nettun profondo,
     35O trema in rimirar sotto l’antenne
     Rapide troppo le tessute penne.
Anima, eccoci intorno un mar che freme;
     Mar che nasconde i liti,
     Sì di pregi infiniti
     40Ricco sen va de’ Lotaringhi il seme;
     Or dove accorti volgeremo il legno?
     Ratto varchiam di Palestina al Regno.
Colà Goffredo, il sì ad ognor cantato
     Sterminator degli empi,
     45Trasse il maggior de i Tempi
     Da troppo vile obbrobrïoso stato,
     E ruppe i crudi ceppi, in che languiva
     L’alta Regina d’Israel cattiva.
Ma lassi noi, ch’or di Sion le mura,
     50E le sacrate selve
     Fansi tana di belve,
     E la gran Tomba è di rei Cani nsura,
     E fian nostre di lei speranze vote,
     Se pur non le n’adempie il Gran Nipote.
55Che d’arme cinto adamantine, ardente
     Intra fulgidi lampi,
     Corre di Francia i campi,
     Quasi orribile turbine fremente,
     Sembrando in fra il dolor dei propri danni
     60Cometa sórta a minacciar tiranni.

XLII

PER LO MEDESIMO.

Fama per monti trasvolando, e mari
     Il bel volto d’Italia rasserena;
     Carlo fra tanti orror, Sol di Lorena,
     Riede su Senna a conservar gli Altari,
     5E la nobile vita a i rischi oppone
     Per nobili Corone.
Dunque è tanto furor ne’ regii cori,
     Che Francia armata alle battaglie scenda,
     Perchè suo dritto al Vatican si renda,
     10E dentro a’ tempj suoi Cristo s’adori?
     Ah tralignati Principi, e rubelli
     De i Carli, e dei Martelli.
Or è ciò seguitar l’orme degli avi,
     Abbominar le Croci? ardere i Voti?
     15Trafigger l’Ostie sacre, e i Sacerdoti?
     Del Cielo a Pietro invidiar le Chiavi,
     E sottratte da lui porle in balía
     Di perfida eresia?
Tempo, tempo verrà, non sia che ’l Fato
     20Per le vostre minacce il corso allenti,
     Che nel dì scelto a giudicar le genti,
     Ei pur giudicherà vostro peccato.
     A che mugghiar? Questo nell’alto è fermo:
     Nullo averete schermo.