Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/140

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CAPITOLO PRIMO 109 gli, rasente al muro, leggere, sollo lo spago di solleticarne gli echi, scendeva ; come di tal cor- ritojo, che, nell’ora in cui le buone mammine rincalzano le lenzuola ai loro cillclli, egli, se- jenne, allidalo dall’ava alla bambinaia e abban- donalo da questa, dovea passare da solo ; un corrilojo, lungo come la vita de' frati, i quali, un sècolo prima, lo passeggiavano ; a travi, dall'ammattonato su e giù, terrìbile tanto, sopra- lutto .agli svolli. li altro degli antichi ricordi di Alberto è una figura di donna, senza-sguardo e sbattuta, cui 10 >i conduceva sovente, Essa pigliàvalo in grembo, accarezzava, baciava ; spesso però stringeva con tale grande passione sì da farlo strillare. Poi — una volta — ci si svegliò atterrito fra abbracci che lo strozzavano (piasi, baci furiosi, morsicature e graniate ; da quella volta non vide la pallidissima donna che da lontano e rado, (piando scendeva in giardino. Un giardino, notale, alla italiana, cioè, tutto geometrìa salvo 11 buon senso, a soli pini e mortella, perciò sempre verde, ma sempre di un verde senza speranza. Quanto ai viali.... ghiaja ; i fiori, portulaca ed ortiche.... (ìià, per fomento, non ci avea sotterra che frate. K, nel giardino, il favorito luogo di Alberto era presso la casa, intorno a uno stagno, pretta purèa di lenti. Per ore ed ore ivi egli stava seduto, giocando con le lumache, oppure risanilo una finestra a ramala, giusto di sopra ad una della càmera sua e delTava. A quella si allacciava talvolta la pallidissima donna, ed è di là che dovea anche venire quel gemitìo clic lo angustiava, la notte. Inquàntochè, o il mio Cletlo, Alberto pigliava sonno a fatica. Bolliva sempre nel suo pìc- col cervello qualche panzana della bambinaja....