Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/142

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CAPITOLO PRIMO 111 quielàronsi. E, invero, lì si trovavano in un appartamento, che avrebbe potuto ballare in un salone a Monlallo, e tappezzato c dipinto troppo di fresco per annidare fantasmi ; di più, un appartamento, nel (piale, da ogni qualùnque stanza, era possìbil di scrìvere la lista dei piatii filmanti nella cucina. A me credete ! in fallo di nervi, gli diluvi solo degli stufati ed arrosti valgono lanlo (pianto, anzi I il doppio delle àque di liori-d’-arancio, le eamamille e gli aceli. Ed è in questo raccolto appartamentino che Alberto si lasciò andare al vizio del lcmsere. oo Egli ne avea già imparata la strada a Monlallo nei melanconici giorni (piando cadeva a panni- lini la neve, ma là non avea mai sentito il bisogno di ricercare oltre i confini del sillabario. Toccàvanlo troppe emozioni dirette per dimandarne in imprestilo. Mia cillà, inwce, fu còllo da una vera lupa pei libri ; leggeva ogni cosa ; gli capitasse fra mani la sanguinante carta del manzo, gli capilasse il dizionario de’ verbi. i Smetti — gli consigliava talvolta la nonna — hai gli occhi lanlo infiammali ! — Berlo, rinchiuso il libro, diceva: Sì, se mi conti una istoria. — Osservava donna (ìiacinla : Elie vuoi mai che ti conti ? che può sapere di bello la tua pòvera nonna ? Oh ! ne sai laide.... nonnina !... Una.... Proprio? — chiedeva con un sorriso la vecchia, posando nella cestella il lavoro. Aspetta ! — esclamava Berlino, e si tirava con lo sgabello a suoi piedi. Poi — alzalo quel Ire-quattrini di faccia : — (Ionia. — La nonna gli faceva una cara, e cominciava, a ilio’ d’esempio, così :