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118 vita di alberto pisani

su, poco giù, questo avea ben l’aria di èsserne uno. E ne azzarderà egli un altro?...; Spìrito ! Mia cara nonna. Essendo cotesto giorno quello.... Forza ! del nome tuo e parendomi, più deirli altri, bello.... O sommo coro! già (piatirò. K così, continuando a tagliuzzare le frasi, che mano mano gli venivano sotto, e avvertendo che qua e là consuonassero (per evitare il che, in prosa, c’è il suo da fare giunse la fine. Rilesse. Grande fu lo stupore di lui nel trovare come la istessa islessìssima cosa, scritta, invece che alla distesa — a Iuccanica — sembrasse, se non un’altra, tre volte tanto di considerazione. In quella, tò sopravviene don Romualdo, un corto e spesso di uno, il quale faceva il prete di casa : don Ilomualdo, lui che regolava i camini e le stufe, montava gli orioli, metteva lo zùcchero entro il calle, sostituiva lo smoceola- lojo ; lui che teneva, e ciò per qualùnque avventore, un magazzino di poesìe d occasione. già bell’e pronte. Va co’ suoi piedi che il neo-poeta chiedesse parere al navigato forse, più che parere, cercava un rampino per declamare le sue / toner e cose) ; e non altrimenti va che il pretoechio ne paresse entusiasta. Quc’ versi, so non ambrosia, spiravano odor di cucina. Don Romualdo, maravigliandone Alberto, disse ch’orano dei settenari', o tutto insieme costituivano un’ot/ff, parola che discendeva dal greco.... nientedimeno !... cioè da yti*, ì;, v, intorno alla (pialo corti testoni, avèan composto volumi e volumi. Xè censurò che un manco di classicismo nolia-