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152 vita di alberto pisani

E, tra i curiosi, Alberto. L'occhio di cui, più che a tutt'altro, indugiò sulla faccia di uno dei due tormentati piccini, faccia sparuta, smorta, ma intelligente che mai. Poterne cangiar l'avvenire, quale felicità! E, Dio sa che cammino di gloria gli si sarebbe dischiuso!... Una frasuccia bastava.... Ma la frasuccia ncn venne, ma Alberto si allontanò. Che a lui mancava qualch’altro da rivedere, pur non sapeva dir che. Proprio, come allorquando s’ha una parola da proferire, se ne conosce il suono, se ne conosce il valore, ma nr,n c’è verso di spiccicarla; notando poi, che la cosa, cui tal parola è veste, toma, apparendo, moltissime volte inaspettata. La quale cosa, ad Alberto l'ehe svoltava in un vìcolo) fu na tosetta, seduta sullo scalino di una por- tella, fisa a un collo di fiasco, rimastole in inano: a terra, dinanzi a lei, cocci di vetro ed una traccia di rosso. La cassierina! Perchè sì assorta? Già, era vano di attèndere una di quelle fate benigne, le quali, a bei tempi andati « splif splaf » avrebbe, con un col- petto di verga, riuniti i capelli e riempiuto il pestone. Il vino continuava a colare. Ma ella non si moveva. Tanto fà! le busse non le avrebbe perdute. Se lei non andava «loro» sarebber bene venuti. Oh! per le busse, non la dimenticàvano !... mai.... — E tristamente, girava il collo del fiasco. — Tu! — disse Alberto. La ragazzetta alzò due occhioni neri e calainarenti. — Ti batteranno, eh? — domandò egli con una voce pietosa. Ella basso la testina, e sospirò. — Prendi — fé' Alberto, rovesciàndolc in grembo tutto che insaccocciava.... e soldi di rame, e soldi di argento. Poi, fuggì via. Due sguardi maravigliati e di riconoscenza lo ac- compagnàrono. Ei non li vide; li sentì. E questi due sguardi sono ancor là, nel teatro, vivi, c partono da quella palli dotta fanciulla, la quale — come Alberto appariva — si Tra levata a mirarlo.