Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/195

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CAPITOLO SETTIMO. Allorché Alberto risali la sua scala, baltèano le tre della notte ; e, che tale per lui fosse una vera $ tra ora, il viso di Paolino gtiel disse. il di che ; ei rincasava con tanti denari, quanti all uscir di teatro, e il vizio costa. E dunque a pensare come noi arrossiamo ben più di ciò che la coscienza degli altri potrebbe rimproverarci di quello che possa la nostra. E Alberto fuggì prestamente gli occhi del servo, si chiuse nella càmera sua, e si getto sul letto, vestito. Era inebriato d amore, ma più ancora di sonno no, io non debbo dormire, io non voglio dormire, non dormirò più mai» dicevi! a fiore di labbro ; e ci rimase, come còllo dall oppio ! Lettori miei ; conterò intanto una storia. LA PROVVIDENZA. Oh aveste avuta una mano sul cuore della fanciulla Claudia, quand’ella incontrava là dove la scala potea iuicor dirsi scalone, un certo giovano bruno; e di capegli e di occhi e di baffi, nerissimo! — Tuttavìa, egli non salutava in lei che la figliola del padrone