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170 vita di alberto pisani

poi, volgendosi al pòrtico — manca un signore ! il signore ninnerò due. — Signore.... nùmero due! — ripete alla soglia della sala da pranzo una voce. Qui il vetturino, per le maniglie, s’arràmpi- ca vèr la cassetta. — Eccolo ! — grida un ragazzo. Infatti, due donne entrano frettolose dalla porta di strada ; si fermano alla diligenza ; si abbracciano ; bàciansi ; penano a separarsi. Ed il commesso si mette a far nòie ; il vetturino si calza i guanti più adagio. Ma concambiato è l’ùltimo bacio. — Olà ! op op ! — vocia il cocchiere, raccogliendo le briglie e s’giaccando la frusta. E la greve carrozza si muove, passa lentamente il portone, e ruota sui troltaloj di granilo. Vi ha passeggieri, di quegli infelici, costretti, ncH’am- piezza del mondo, a trarre la vita entro quel torno di mura di cui nàquer prigioni, che 1*accompagnano con un sospiro. Molti de’ viaggiatori sospirano invece nel lasciare la gabbia; Nel coupé. Uberto, il quale sembra dormire, guarda la sua vicina, soltàqua. Egli, nel nùmero due, non aspetlàvasi certo una donna, e, quel cli’è più, una donna gióvane e bella come gli avòan tradito i fanali. Troppo desiderava e temeva ciò. Ora, il cuore gli làngue in una commozione dolcissima. La sua compagna sta avvolta in un waterproof, il velo del cappellino giù. Tra essi, posa una sacchetta di cuojo, poca barriera, ma che vai, per l’onore, quanto una catena di monti. E chi potea mai èssere la solitaria viaggiatrice? Alberlo vìdela trarre un fazzoletto di tasca, e pórselo agli occhi ; dùnque, una istoria di pianto ! Tosto, il cervello di lui si die’ a fa- bricare romanzesche avventure ; tuttavìa e’ s’an¬