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234 vita di alberto pisani

— Sente, avvocato? — dimandò Leopoldo — dìcesi che mia sorella «mangia il meno che può». Ojv- st’è, io credo, una nota di buona condotta in collegio; e lei ? — Camoletti si affrettò di sputare i rottami di unghia; e disse: — Oh certo! buona!... ih.... ih! — con un ridacchiar cavallino. E Leopoldo leggendo, ma a forte: « ....Invia delle Ietterone alle amiche, a punti ammirati\i c puntini.... » — Dica, avvocato, ma e le aprono dùnque le lèttere ? — Sa! nei collegi! — prese a dir Camoletti, in tono che sott’intendeva «è un naturalissimo uso». — Bella! — sogghignò il giovanotto; e seguendo: « ....punti ammirativi e puntini.... in cui loro confida dei dispiaceri impossibili ! » — Auf! — pensò — che piaga! Dovea toccar proprio a me! fosse la gaja Vittoria! — e chiuse il piccolo albo, mortificato. In quella, uno scarpiccìo e un suono di freschissime voci. Rifluiva il sàngue al collegio. E, nella sala, parve che gli ori, gli argenti e i cristalli scintillassero il doppio, all’idea di rispecchiare qualche grazioso visetto; e, dal giardino, levossi un’affollata di «cipri.... cip-cip» tale, che sembrò ogni foglia e ogni fiore cangiato in un vispo augellino. I passi il cinguettìo, il fruscio, già rasentavano l’uscio della direzione. E una vocetta malLiosamenU' chioccia, diceva: badabigelle! le pvego ; non facciali tvoppo vumove!» — Giù, un gruppo di risa! e le fanciulle passarono. E, dopo un istante, si udì un ràpido passo. Leopoldo assunse un contegno, serio. — Oh fratei mio! — sciamò una rugai/a, entrando di corsa. II giovanotto diede uno scatto all’indietro: l’amata di lui non era più sconosciuta. — Abbraccialo, Ines! — fe’ la rettrice apparsa alla soglia, vedendo la tosa arrestarsi.