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274 vita di alberto pisani

Ci volle proprio uno sforzo per obbligar la pupilla a guardare.... Niente ! E respirò. Dùnque, cominciò a tempestare rabbiosissimi colpi. Tarda vagli di riveder/a. Giunto a ficcare in una fessura il martello, diede leva al coperchio. Il (piale si distaccò, seco traendo, pei chiodi, un lenzuolo, li Alberto slrappollo, e il rovesciò giù dalla tàvola. Quasi nel medesimo tempo, le pareli sconnesse si aprirono e caddero, cedendo al peso di un corpo, che si allungava e allargava lenlis- simamente. Apparve una figura di donna, tulta di bianco, dalle mani intrecciate e guantate ; i calzari di raso e un fazzoletto sul viso. 11 martello sfuggì ad Alberto. Ei reslò presso di lei rannicchiato ; immoto e freddo com’essa. Sotto quel fazzoletto, era lo spasimato sembiante ; avrebb’egli avuto coraggio di discoprirlo ? E, qui, un serrato contrasto di sì e di no. Fe’ per stènder la mano ; la mano non gli ubbidì. Yolea, ma non poteva ; i polsi gli rallentavano ; momenti, durante i quali, il legame tra lo spìrito e il corpo era interrotto. Ma, infine, si riappiccò. E, Alberto, potè allungare la mano sul fazzoletto.... Ella ! — Bianca del mulo bianco della camelia, finamente aperte le labbra, gli occhi velati, si dormìa tranquilla, come se in luogo fuor dalle nubi del mondo. Parca sfinita d'amore. Morte, avèala falla sua con un bacio lievissimo. E a dire, che, proprio in questo momento, egli avrebbe forse potuto — trionfando di lei e di lui — attìnger la vita, tra le sue braccia di fuoco ! Oh fosse, quel che vedea, un sogno !... Sì ! lo dovea ; sogno ben sensìbile, ben agghiac-