Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/319

Da Wikisource.

286 KLVIBA e pullulàvaci in cuore ogni diméntico bene ; ci stupivamo, anzi, del come, vivendo Elvira, potessero prosperare i malvagi. Parèa di udirà Bellini. Ma, ve’ ! intendiamoci, non si trattava di quella bontà dozzinale, imparata a memoria e mantenuta o per coazione od inerzia. Tutto in Elvira era ingenuo, Lullo sincero, né l’arte qui simulava il caso. Non dico con questo, clic, ad educarle il delicato sentire, non Fosse pure concorso la melòdica onda, che, nata appena, la accolse, c sempre la circondò. 0 musica, celeste dono !... tu, voce della carità ; tu, volutlà non corruttrice dell’ànimo ; tu placatrice, consolatrice, che vai dove la parola s’arresta ; tu lingua universale fra le anime gentili, come, fra le villane, l’oro ! Ma 1 acutissimo ingegno di Elvira e la bontà senza fine, non èrano certo i ripari migliori ai trabocchi della malinconìa, dolcezza amara dalle inesplorate profondità.... Non ch’Elvira facesse del convenzionale romanticismo ; per carità ! no. Ella passava, senza scomporsi, dal clavicordio ai fornelli per ajutar la mammina, ma a volle, indugiala a mirare l’agonia del fuoco o le imaginofle nubi, spontaneamente cadeva in una malincònica èstasi e le guaneie le dìventà- van lucenti di mesta rugiada.... perchè ? per le sciagure forse a venire ?... senonchè, una sola parola faceta, una ganascina scherzosa, bastava a dissiparle ogni buio, e lei prestamente asciugava^ gli occhi, e rifacèvasi allegra come l’arcobaleno. Nè alla graziosa figura d Elvira mancava un intonatissimo sfondo. Poiché ella avòa, non ufi padre, ma un babbo, egregio violinista, c una mamma, 1 òliima delle mamme, gióvani entrambi e che si amavano ancora benché maritati, oltre due rose di fratellini non mai saz» di baci ; e